Gunkan al salmone leggendo Italo Calvino

Ingredienti (per 10-15 involtini)

1 cetriolo
150 g di salmone affumicato a fette
70 g di formaggio spalmabile
Qualche ciuffo di erba cipollina
Qualche foglia di menta
Pepe rosa q.b
Sale q.b.

Preparazione

Affettare finemente il cetriolo nella sua lunghezza (meglio se con una affettatrice o uno strumento apposito) e disporre le strisce ottenute su della carta assorbente per asciugarle dell’acqua in eccesso.

Preparare una farcia con una parte del salmone affumicato, il formaggio spalmabile, il pepe rosa, l’erba cipollina e la menta sminuzzate: verrà messa sopra gli involtini di cetriolo. 

A questo punto si può comporre il piatto. Prendere le fettine di cetriolo, spalmare un velo di formaggio spalmabile, aggiungere qualche straccetto di salmone affumicato e arrotolare il tutto.

Se volete creare dei finger food sfiziosi, vi consiglio di accompagnare gli involtini con un po’ di salsa di soia e di mangiarli con delle bacchette come se fossero dei veri e propri gunkan.

Se fosse un libro

Quando Italo Calvino ha pubblicato Le città invisibili era il 1972; nel 1968 si era trasferito a Parigi e si era unito al gruppo letterario radicale OuLiPo (l’Officina di Letteratura Potenziale). Prima di questo piccolo gioiello aveva già scritto capolavori come Il barone rampante (1957), Il cavaliere inesistente (1959) e Le cosmicomiche (1965). Con le sue storie scherzose e impegnate, Calvino è sicuramente uno tra gli autori più importanti del XX secolo. La sua ricerca narrativa è animata da una perenne curiosità, dal desiderio di esplorare ogni angolo della realtà, dalla consapevolezza che il significato non sia un concetto stabile ma qualcosa in continuo mutamento. Con Le città invisibili ci troviamo in Asia, ma anche ovunque. I viaggi di Marco Polo che trovano realizzazione nella mente dell’imperatore Kublai Khan sono un po’ una macchina del tempo immaginaria che trasporta il lettore in tanti luoghi senza che si “sposti” dalle pagine del libro. Una lettura fatta di parole e sorprese, nessuna uguale all’altra, in cui ciascun significato o nome è continuamente riproposto sotto altre sembianze: “questo libro è fatto a poliedro, e di conclusioni ne ha un po’ dappertutto, scritte lungo tutti i suoi spigoli”. Calvino è convinto del valore politico e sociale della letteratura, per questo ritiene necessario che l’autore “parteggi” o “si comprometta” con il lavoro letterario. Lo scrittore non deve rinunciare all’impegno morale di ricercare nuovi rapporti con la realtà, che possibilmente si contrappongano all’incomunicabilità della società contemporanea. Questa ricetta, inseguendo questa idea, cerca di unire atmosfere casalinghe e paesi lontani, in una sorta di connubio “sperimentale”. Spero vi piaccia.

A Cloe, grande città, le persone che passano per le vie non si conoscono. Al vedersi immaginano mille cose l’uno dell’altro, gli incontri che potrebbero avvenire tra loro, le conversazioni, le sorprese, le carezze, i morsi. Ma nessuno saluta nessuno, gli sguardi s’incrociano per un secondo e poi sfuggono, cercando altri sguardi, non si fermano. […]
Una vibrazione lussuriosa muove continuamente Cloe, la più casta delle città. Se gli uomini e donne cominciassero a vivere i loro effimeri sogni, ogni fantasma diventerebbe una persona con cui cominciare una storia d’inseguimenti, di finzioni, di malintesi, d’urti, di oppressioni, e la giostra delle fantasie si fermerebbe.

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